Storia di un tramonto sul Lago
La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose." (Henry Miller)
Qualche giorno fa mi sono cimentato nell’impresa di raccontare un tramonto sul Lago Maggiore. Quando inizia l'autunno il lago, abbandonato dal caldo e dai turisti, regala a chi resta il silenzio e l'indicibile dolcezza delle sue acque tranquille, e le atmosfere fatate della fine della giornata, quando i colori si attenuano e si avvicina, pensosa e silente, la sera.
Non è cosa banale rendere in fotografia lo stupefacente flusso di luci e di colori che si alternano in pochi minuti, ogni volta diversi e irripetibili.
Ho seguito per un’ora l’impercettibile susseguirsi di questo evento magico, accompagnato anche dal lento incedere di una barca a vela.
Non si è trattato di un tramonto spettacolare, di quelle esplosioni di colore che a volte ci ha riservato Cannero (come quello memorabile del 4 gennaio). Stavolta tutto era giocato su sfumature e tinte tenui, tipiche della luce del lago autunnale.
A volte dominano le tonalità azzurre, rosa e argentee, mentre stavolta prevalevano le sfumature color petrolio, oltre all’arancio e al giallo dei riflessi solari.
L'acqua giocava con il cielo e con il sole declinante, con le montagne oscure e immobili ad assistere al miracolo quotidiano.
In quel momento, cercando di catturare con l'obiettivo le sottili trasfigurazioni della luce, che parevano parlare a me soltanto, ho intuito perché Monet ritraeva ossessivamente le sue ninfee, perché cercava di raccontare con il pennello la loro luce inafferrabile e i suoi inspiegabili mutamenti.
Ho inoltre vissuto ancora una volta una percezione molto particolare dello scorrere del tempo, del suo flusso incessante eppure immobile, sperimentandone una volta di più la sua relatività.
🔹 Storia di un tramonto sul Lago
📌 Cannero Riviera (Lago Maggiore), 19 settembre 2023
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